Pensi troppo. Ultimamente sei eccessiva ed eccessivamente riflessiva e calcolatrice. Non lo fai con falsità, non lo fai per un tornaconto. Lo fai e basta e, per di più, te ne rendi conto solo dopo, quando le conseguenze delle tue intense riflessioni ti costringono ad ammettere di aver pensato troppo. Di solito sono gli altri che ti fanno prendere atto dei tuoi comportamenti calibrati. E allora ti biasimano, e poi ti biasimi tu e ti chiedi come mai ultimamente tu sia così. Perché ti mostri così insicura a te stessa, tu che - in certi ambiti - sei sempre sembrata così spavalda, così determinata e consapevole di ogni tuo gesto e di ogni tua convinzione.
Allora inizi a farti domande a raffica, domande che ti ronzano in testa, domande davvero ardue cui non sai - o meglio, non vuoi - rispondere perché sai perfettamente che la risposta è una sola.
Cerchi, quindi, di posticipare la domanda così da non dover necessariamente risponderti. Tenti di essere più naturale e spontanea; e poi ti accorgi che la tua naturalezza sarebbe meravigliosamente perfetta, se solo dall'altra parte non ci fosse resistenza. E ancora una volta ti sei abbassata, ti sei piegata e ti sei mostrata in tutta la tua fragilità.
Ti dici che prima o poi ti spezzerai, perché anche tu sei vulnerabile, anche tu - dopo esserti piegata costantemente ed esserti rialzata a fatica - ti piegherai un'ultima volta senza più rialzarti. Ti troverai spezzata in due e dovrai ricostruirti.
Sai tutto ciò, ma per il momento continui a sperimentare. O meglio, fino a poche ore fa eri intenzionata a sperimentare, a fare l'ultimo gesto un po' avventato.
Un bacio che evidentemente non è stato accolto come avresti voluto. Forse l'ultimo bacio. E, a questo punto, non ti resta che sperare che sia l'ultimo e che sia giunto il momento in cui ti stai spezzando dentro e devi trovare in te la forza per ricostruirti.
Senza di lui.